Si è appena conclusa la stagione schermistica e l’atleta apriliano, Andrea Pavoncello, conclude la prima parte del 2024 con un argento. Non facile la stagione per l’atleta apriliano che ha avuto diverse battute d’arresto. Andrea, atleta della Virtus scherma lame tricolori, non si è mai risparmiato scendendo sempre in pedana anche in condizioni precarie. Anche quando la condizione non faceva segnare il 100 per 100. Malgrado un infortunio durante la gara a squadre in cui ha confermato, insieme ai suoi compagni la presenza della squadra in serie A2, appena rientrato, dopo uno stop di 2 mesi, ha ottenuto un ottimo piazzamento al campionato nazionale gold cadetti a Riccione. Andrea Pavoncello chiude in bellezza la stagione conquistando un 2^ posto al campionato regionale assoluti Silver lo scorso 2 giugno. “Un argento che segna la ripresa del nostro atleta, commentano dalla società Virtus scherma lame tricolori, un argento che apre le porte alla nuova categoria giovani per i prossimi anni. Complimenti al nostro sciabolatore”. La scherma che tante soddisfazioni ha dato all’Italia negli anni passati tanto da diventare una disciplina molto seguita e ormai tradizionale, sta dunque regalando soddisfazioni anche al territorio di Aprilia. Atleti come Pavoncello infatti oltre a rappresentare atleti dalle grandi potenzialità future rappresentano già oggi un modello per gli altri sportivi e un modello attrattivo per la disciplina della scherma. Un esempio per chi si trova alle prime armi o vuole semplicemente scegliere una disciplina da praticare e nella quale realizzarsi. La scherma da questo punto di vista non offre solo uno sport ma una disciplina ricca e complessa. In senso etimologico “scherma” deriva da “schermire” verbo che ha come significato l’atto del ripararsi, del difendersi. Alcuni studiosi fanno derivare tale termine dal tedesco arcaico “skirmen”, che vuol dire proteggere e, per sinonimia, difendere o difendersi. Nel Vocabolario dell’Accademia della Crusca infatti si trova questa definizione: “scherma, schermire è riparare con arte il colpo che tira il nemico e cercare di offenderlo sempre”. L’arte della scherma appunto. Tale arte, riporta la federazione nazionale, si evolve nel corso di più secoli, accompagnata anche dall’evoluzione delle sue armi a partire dalle prime armi da taglio, passando dal gladio romano fino, ai famosi spadoni medievali, ad arrivare ai giorni nostri alle armi da punta e da taglio. Il duello inizialmente limitato alla scherma militare, fu esteso poi all’uso civile come salvaguardia dell’onore e dei principi morali. Già nel XIII secolo si parlò di una scherma italiana che godeva di grande prestigio fuori dai confine della penisola. Fin dal 1292 cinque maestri italiani ebbero sale d’armi a Parigi. Nella seconda metà del Trecento a Bologna, vissero maestri come Nerio e Lippo Di Bartolomeo; Gioacchino Meyer, fondatore più tardi della scherma tedesca, era stato allievo, a Bologna, del celebre Achille Marozzo. L’irradiarsi della scherma italiana coincise con il fiorire del genio Italiano in tutto il continente tipico di quei secoli. Risale di fatto al 1400 la nascita delle prime scuole di scherma con i cosiddetti “maestri d’arme”. Il resto, anche il resto, è storia.