Nuova puntata della rubrica riservata alle interviste di tutti i coach della Virtus Bk Aprilia.
Siamo partiti dal coach dell’anno virtussino Samuele Di Luccio per arrivare a quello del gruppo femminile giovanile UN13 ed UN14, Gabriele Bacile. Il settore giovanile è un investimento per il futuro ed un orgoglio grandissimo per la Società e la città.
Per conoscere meglio le nostre ragazze abbiamo intervistato l’allenatore: Gabriele, ormai un punto di riferimento per tutto il settore e per le ragazze, è un coach esperto che lavora molto sulla coesione del gruppo, sull’entusiasmo, stimolando le stesse durante l’allenamento. La stagione è terminata ma in palestra si continua lavorare duramente perché il basket non va mai in vacanza e l’estate è il periodo migliore per allenare i dettagli: quello che sappiamo fare meno lo si allena in maniera tale da entrare a far parte del nostro bagaglio tecnico.
Rispetto alle stagioni passate, come definiresti questa appena conclusa?E’ stata la stagione del consolidamento, abbiamo raccolto i frutti del reclutamento fatto l’anno precedente. Abbiamo disputato tre campionati, partecipato a diversi tornei in giro per l’Italia. Non c’è più soltanto un gruppetto di ragazze che gioca a basket, adesso c’è una squadra compatta (da settembre saranno due) e questo è visibile anche all’esterno, si percepisce dal modo di relazionarsi sia dentro che fuori dal campo
Da almeno due anni lavori con questo gruppo. Che tipo di squadra hai trovato all’inizio di questo percorso e a che punto siete arrivati ora?Molte ragazze sono partite da zero, pochissime hanno avuto esperienza di minibasket e spesso il loro ruolo, in mezzo ai compagni maschi, è stato marginale. Abbiamo dovuto lavorare contemporaneamente sul miglioramento tecnico, sulla loro autostima, sul gioco di squadra e non è stato facile perché bisogna avere pazienza quando i risultati non arrivano. Nel frattempo però il numero delle ragazze è raddoppiato e questo ha portato nuovo entusiasmo per continuare a progredire ed affrontare nuove sfide
Qual è il prossimo step per migliorare ancora?Cominciare a personalizzare il lavoro per esaltare i pregi, colmare le lacune e mettere tutto questo a servizio della squadra. E’ un lavoro faticoso, i tempi e gli spazi sono sempre pochi ma per noi allenatori lo stimolo più grande è il sorriso con il quale le ragazze entrano in palestra e ci salutano alla fine dell’allenamento. Sapere che a settembre ci saranno ancora tutte perché hanno già rinnovato la loro iscrizione ci riempie di orgoglio ma ci carica della responsabilità di non deludere la loro fiducia
Secondo il tuo parere, come la Società potrebbe crescere sotto il profilo della femminile?Penso che la Virtus faccia già molto in questo senso, abbinando l’attività femminile a quella maschile e mettendo a diposizione spazi e risorse per le nostre ragazze. Piuttosto ci sono ancora da sconfiggere alcuni pregiudizi culturali che frenano la crescita dello sport femminile in senso generale. Da questo punto di vista in Italia i numeri, non solo nel basket, sono decisamente bassi. La crescita richiederà molto tempo e dipenderà dall’impegno comune di genitori, scuola, società sportive e allenatori
Di tutti i gruppi allenati in questi anni, quale differenza noti tra questi attuali e quelli del passato?Beh, per dirne una, i primi gruppi ad Aprilia non avevano a disposizione lo smartphone e questo fa una bella differenza nella gestione dei rapporti personali: ti può isolare, ma ti può legare in maniera più forte alle tue compagne. Penso che le ragazze siano cambiate e viaggiano alla velocità del mondo nel quale viviamo. Questo costringe noi allenatori ad adeguare metodi e linguaggi per comunicare con loro in maniera efficace. Il rimpianto dei “bei tempi andati” non credo ci sia di grande aiuto
La vita di un allenatore delle giovanili sembra essere divisa tra due cartelli: vincere o insegnare. Tu cosa preferisci?E’ una contrapposizione che non mi piace: ci sono ottimi insegnanti e pessimi insegnanti, così come si può vincere grazie al lavoro o usando le scorciatoie. Io penso che noi abbiamo un unico grande obiettivo: trasmettere la passione per il basket. Penso sia giusto darsi obiettivi raggiungibili e lavorare con impegno per conseguirli, ma se a fine anno la palestra è vuota nessuna vittoria potrà riempirla.
Che ne pensi dei doppi tesseramenti?E’ uno strumento che permette a ragazze promettenti di approcciare a contesti agonistici che la propria società non riesce a garantire. Se usato al momento opportuno e nel contesto adatto può aiutare la crescita della ragazza, ma se arriva troppo in anticipo e in un contesto non idoneo rischia di creare aspettative troppo alte con il rischio di abbandono. Anche in questo caso il senso di responsabilità ci deve aiutare a prendere la decisione migliore per la crescita delle nostre atlete.
Ufficio Stampa