C’è stato un periodo nel quale l’atletica apriliana andava forte. Correva fortissimo. Un periodo che da molti è stato definito “d’oro”. Un modello per l’intera provincia di Latina che ha iniziato a muovere i suoi primi passi presso la scuola media Giovanni Pascoli di Aprilia. “Tutti i ragazzi e le ragazze affrontavano un mio test sportivo caratterizzato da due momenti fondamentali, racconta il professo Giuseppe Di Cesare, si trattava di una valutazione condizionale e di una verifica delle capacità di coordinazione. Una pratica pedagogica innovativa sia per il territorio che per i tempi che vivevamo”.
I test del professor Di Cesare, senza giri di parole, sono state le fondamenta per la nascita e la crescita del movimento sportivo apriliano legato all’atletica leggera. Gli studenti della Pascoli tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni 90 scalarono le classifiche sportive imponendosi in tantissime gare comunali, provinciali e regionali. E dopo di loro stesso destino segnò i ragazzi e le ragazze del Liceo Antonio Meucci. “Portavamo un programma psicoattitudinale che riguardava tutti, spiega Di Cesare, senza lasciare nessuno studente indietro. Ovvio che con questo meccanismo intercettavamo anche le qualità importanti dei ragazzi infatti con diversi di loro ottenemmo risultati importanti”. Tra i nomi di queste nidiate sportive ricordiamo, solo per fare degli esempi: Corinaldesi, Fioranelli e Ciacciarelli. “La passione per lo sport e l’atletica nacque da giovane, racconta Di Cesare, ero particolarmente portato per il salto in alto ed il basket ma amavo tutto lo sport in genere. Divenni campione regionale allievi nel salto in alto e a 19 anni entrai nelle Fiamme Gialle”. Attitudini sportive ma anche curiosità e l’inclinazione per la pedagogia. Soprattutto per la pedagogia. “Mi piaceva guardare lo sport e mi affascinavano i campioni. A Formia, ad esempio, studiavo Edi Otoz terzo alle olimpiadi del Messico e Giuseppe Buttari più volte campione italiano. Ne studiavo la tecnica, guardavo attentamente i movimenti di questi grandi campioni. Ero rapito da quelle movenze e mostravo attenzione per ogni singolo particolare”. Terminato lo sport da protagonista Di Cesare passa definitivamente alla formazione. L’Isef e poi l’insegnamento alle scuole medie. “Con i colleghi della Pascoli eravamo dei veri e propri autodidatti, spiega, correggevamo gli errori e andavamo avanti a passi da gigante. Potevamo contare su una palestra piuttosto grande e riuscimmo a fare realizzare nella scuola una pista con un rettilineo con una buca con la sabbia alla fine di uno dei due lati. In quel modo riuscivano ad allenare gli studenti sia nelle corsa che nel salto in lungo. Al coperto davamo sfogo alle altre discipline. Il perimetro della scuola serviva da pista per le gare di resistenza come la corsa campestre. In quella fase potevamo praticare diverse discipline quali la corsa, il salto in alto, il salto in lungo, il lancio del peso etc. La scuola di formazione dava grandi soddisfazioni”. In città nel periodo che comprende fine settanta, ottanta e metà novanta si sperimentava con grandi risultati quel metodo che gli addetti ai lavori chiamavano “psicomotricità francese”, un programma pedagogico sportivo sviluppato in Francia da Bernard Aucouturier e André Lapierre. Una novità assoluta per gli studenti di Aprilia. Si trattava di una disciplina che, attraverso movimento e gioco, aiuta ad armonizzare le emozioni, il corpo e alcuni aspetti cognitivi. Insomma una scuola di atletica leggera nella scuola. Una vera e propria rivoluzione si era abbattuta sulla città di Aprilia. “Nel ’96 dopo un concorso entrai nel liceo di Aprilia e traslocai il metodo di lavoro alle superiori”. In quella fase nacquero anche diverse società sportive che iniziavano a praticare discipline legate all’atletica legger. Successivamente la città di Aprilia ha vissuto una fase di stop. “Per fortuna negli ultimi anni qualcosa sta ritornando. Va segnalata l’attività ad esempio della Runforever che sta lavorando con costanza e grande impegno. “Nei ragazzi di oggi vedo più paura verso il confronto con un crescendo di insicurezze personali. Ovvio che il quadro di riferimento è cambiato e con esso il mondo. Ritengo che la pratica dello sport oggi sia più che mai importante. Vanno riscoperti alcuni valori come il rispetto, il confronto sano e l’ottenimento dei risultati con le proprie forze. Sono convinto che bisogna creare momenti dedicati allo sport e coinvolgere i ragazzi avvicinandoli all’attività fisica”. Oggi il professor Di Cesare è in pensione, da anni ha abbracciato la posturologia (riequilibrismo posturale), non si perde una gara di atletica e non dimentica nessuno degli ex studenti.